Perchè il “braccio di ferro”?
Sono un appassionato dello sport in genere ma ho sempre subito in modo particolare il fascino degli sport di forza . Come tutti ho vissuto questo sport in modo amatoriale prima fra i banchi di scuola e in ogni posto in cui capitava l’occasione, poi un giorno ho conosciuto il braccio di ferro agonistico e in poco tempo ho capito che adoravo ogni aspetto di questo sport. Gli allenamenti, le gare, le trasferte con gli amici, arbitrare e anche semplicemente osservare le gare di ogni livello, tutto questo mi appassiona tantissimo.
Inoltre per le competizioni ho sempre preferito gli sport singoli. Li non ci sono scuse, nessuno può prendersela con il compagno di squadra per un errore o una sconfitta subita, tutto dipende da te e per battere un avversario devi fare i conti solo con te stesso.
Quale è stata la tua prima competizione?
Negli anni ho partecipato in qualche occasione a gare amatoriali ma la mia prima gara ufficiale SBFI è stata la I° Coppa Calabria a dicembre 2013. In quella occasione ho conosciuto il presidente Rizza e tanti atleti che poi sarebbero diventati compagni di viaggio. Eravamo circa 60 partecipanti, tornai a casa con le braccia distrutte, facevo fatica persino a guidare. Quel giorno capii che quella gara sarebbe stata la prima di una lunga serie.
Quale è stato il tuo primo podio?
Il mio primo podio risale ad aprile 2014 in occasione del VIII Contest Etrusco svoltosi a Tuscania. Arrivai terzo con il braccio destro nella categoria esordienti fino a 80 kg . Sono particolarmente affezionato a quel podio perché arrivò in una gara davvero molto numerosa per gli standard , la mia categoria era formata da più di 20 atleti, 23 se non ricordo male. Fui sconfitto nel primo match ma poi riuscii a vincerne sei di fila prima di subire la seconda sconfitta in semifinale. Gran bel ricordo.
Qual è il risultato che ti ha dato più soddisfazione?
La conquista del titolo Italiano senior nel 2016 ottenuta in una finale davvero avvincente rappresenta certamente la vittoria più prestigiosa ma non lo ritengo il risultato più soddisfacente.
La mia più grande soddisfazione è certamente la crescita ottenuta nel corso degli anni. Gli allenamenti e le tante gare a cui ho partecipato mi permettono oggi di avere una consapevolezza diversa del livello che ho raggiunto e di affrontare più o meno ad armi pari tanti campioni senior che un tempo erano per me semplicemente imbattibili. Oggi so di avere i mezzi per provare a batterli, oggi ho la piena consapevolezza di far parte degli atleti senior nazionali.
Per una serie di ragioni nel braccio di ferro non esistono tutte le suddivisioni dei vari livelli di difficoltà che invece esistono in altri sport e spesso i ragazzi confondono il passaggio alla categoria senior ottenuto grazie alla vittoria di una categoria nazionale esordiente con l’essere un atleta senior. Non è cosi.
Dal mio punto di vista ci si può ritenere tali solo quando il proprio livello permette di battere o quanto meno contrastare atleti senior affermati della propria categoria di peso. Ecco perché reputo la mia crescita più importante di una singola vittoria o di un singolo risultato.
Naturalmente anche all’interno della categoria senior esistono vari livelli di forza e io spero tanto di poter crescere ancora all’interno di questa categoria.
Qual è l’atleta a cui ti sei ispirato?
Trovo ispirazione e motivazione ad ogni gara a cui partecipo o a cui assisto da spettatore quindi mi capita di trovare spunto da tanti armwrestler.
Per ragioni diverse trovo certamente maggiore ispirazione da alcuni:
– da Engin Terzi per il suo essere metodico e fiscale negli allenamenti e nell’ analisi delle gare;
– da Andriy Pushkar per la sua potenza devastante e perché per me è stato un grande guerriero sportivo;
– da Giovanni Nimis perché oltre a essere un campione al tavolo sa essere un grande campione di sportività e di lealtà nel riconoscere sempre i meriti ad ogni avversario affrontato.
Tuttavia il più importante e principale riferimento è certamente il campione Fabio Nimis. I miei allenamenti, il mio approccio alle gare, la preparazione per affrontare avversari specifici, il modo di osservare gare o singoli incontri si rifanno certamente ai suoi consigli e ai suoi insegnamenti che è stato capace di darmi in tanti anni anche a 1000 km di distanza.
Quali sono i tuoi obiettivi futuri?
L’obiettivo che mi pongo è sempre lo stesso rispetto a quando ho iniziato 7 anni fa: cercare di migliore sotto ogni aspetto, raccogliere i risultati che arriveranno e magari un giorno vivere un’ esperienza al mondiale.
Hai una idea che ti piacerebbe proporre alla SBFI?
Mi piacerebbe tanto se venissero rispristinate le sfide fra gli atleti SBFI più meritevoli perché le reputo il modo più importante e veritiero per stabilire chi sia il più forte.
Nonostante io non sia un fan dei rankings non mi dispiacerebbe se venisse ripreso anche quello perché credo possa rappresentare un motivo di stimolo in più per ogni atleta della federazione oltre che una “foto” per chi volesse farsi subito un’idea dei migliori atleti del momento a livello nazionale.
Poi più che proporre un idea mi auguro che col tempo si possa investire sempre più nella pubblicità del nostro sport. La nostra crescita dipende tanto da questo e farlo conoscere con ogni mezzo possibile credo sia la strada giusta. Così forse un giorno smetteremo di sentirci dire dopo aver detto di essere campioni nazionali: “si, però devi provare con mio cugino che non ha mai perso”
Un saluto e un abbraccio a tutta la SBFI.